CINEMA TEATRO APOLLO
DA VENERDI 21 OTTOBRE
Scheda Film | |
Titolo | Matrimonio a Parigi |
Nazione | ITALIA |
Anno | 2011 |
Genere | COMMEDIA |
Durata | 110 MIN. |
Regia | Un film di Claudio Risi |
Sito ufficiale | |
Cast | |
Data di uscita | 21.10.2011 |
Trama | Un imprenditore del nord, che vende i suoi prodotti direttamente in televisione su un canale minore senza pagare niente di tasse, e un finanziere del sud, ligio al dovere e sempre a caccia di evasori, entrano in contatto perchè i loro figli, entrambi artisti, condividono un appartamento a Parigi. Il giorno della consegna dei diplomi dell’istituto d’arte frequentato dai due sarà la scusa per un viaggio nella capitale francese in cui si incroceranno vite destini e amori di due famiglie apparentemente inconcibiliabili. Adulti che si comportano come bambini contrapposti a ragazzi dai sentimenti maturi e dalle molte certezze sul proprio futuro professionale e personale, ovvero l’impianto classico della commedia sentimentale italiana, quella che oppone ad una coppia (o più) di comici, le cui scene consistono in una sequela di gag, una parte più narrativa lasciata alla storia d’amore giovanile. Più passa il tempo più il cinema di Massimo Boldi conferma i sospetti su quale fosse la parte del cinema natalizio a lui imputabile nelle (in)finite scorribande in coppia con Christian De Sica. In Matrimonio a Parigi (come nei precedenti “matrimoni”, quello alle Bahamas, quello di A Natale mi sposo, quello con La fidanzata di papà e quello intitolato solo Olè) torna infatti quel modo di leggere la realtà attraverso lenti vecchie di decenni, accettabili (forse) solo da un pubblico molto maturo o molto giovane ma dalle idee molto antiquate. Sotto la direzione di Claudio Risi (è la seconda volta dopo Matrimonio alle Bahamas) quest’ennesima variazione spuria del cinema natalizio, che ogni anno allontana un po’ di più la propria uscita dal 25 dicembre, riporta sul grande schermo razzismo strisciante, omofobia, pregiudizi mascherati da maschere della commedia dell’arte e gag scatologiche. Un tipo di umorismo popolare da caserma che fortunatamente sempre di più ci stiamo lasciando alle spalle. Di fronte a tutto questo il fatto che il film non faccia ridere passa in secondo piano, tanto quanto la palese volontà di farne una commedia più di parole che di azione o ancora la volontà di ribaltare alcuni tra gli stereotipi più innocui che ci siano (i meridionali votati all’illegalità e i settentrionali rigorosi). |